giovedì 12 novembre 2015

Chi difende Abele (Appello per restare umani)

Foto by Leonora
“Nessuno tocchi Caino”. Affermazione stupenda, divina in tutti i sensi, ripresa non a caso da un'organizzazione non governativa il cui principale obiettivo è l'abolizione della pena di morte.
Nessuno tocchi Caino, giusto, giustissimo. Ma chi difende Abele?
Chi protegge il mite, il quieto, il cittadino comune? Chi si prende cura di tutelare il debole quando si tratta di una persona non ai margini della società, ma che anzi della società è la pietra portante, la fetta più consistente?
Una domanda che mi faccio spesso, in questi mesi, non volendo cedere alla deriva giustizialista di chi vorrebbe regolare i conti fuori dalla legge, ma anche incapace di chiudere occhi e orecchi di fronte alla palese evidenza che la nostra legge e l'applicazione che se ne fa è inadeguata per proteggere chi invece lo meriterebbe.
Abele è Cloe, bastonata a morte da ladri senza scrupoli entrati in casa per portar via un magro bottino, in provincia di Ferrara, una sera di inizio novembre. Abele sono Roberta e Fabio, lei uccisa e lui ferito gravemente dal fidanzatino della figlia, che aveva annunciato il crimine senza che nessuno però intervenisse. Abele è la coppia di Ponte San Pietro, aggredita e malmenata dall’ex fidanzato di lei, accecato dalla gelosia ma libero di farsi vendetta da sé, terrorizzando un intero quartiere. Abele è Angelo, che ha sposato Gloria per amore e s’è ritrovato in casa una moglie aggressiva, che minaccia e usa violenza tuttora, nonostante la separazione, senza che carabinieri, agenti di polizia o alcun giudice possano impedire un assedio del genere.
Abele sono loro, Abele è la maggior parte di noi, non esenti da vizi e difetti, ma che rispetta la legge e appena non lo fa paga salate le conseguenze. Abele è colui che non cede alla tentazione di armarsi contro chi è armato, né di farsi giustizia da solo, eppure è frustrato dal fatto che la giustizia in Italia, per come funziona, non lo tutela per niente. Abele è chi è ben disposto verso l’accoglienza dello straniero, ma si trova esasperato quando nota che al bussare alla porta per chiedere di entrare si sostituisce la prepotenza di chi vuole farla da padrone.
Se lo scrivo non è per una durezza maturata nottetempo o per un ispessimento della coscienza, come un callo cresciuto su un piede. Piuttosto voglio continuare a credere che la convivenza civile non possa fondarsi su due opposti estremismi; voglio pensare che su un tema del genere anche le forze politiche che si definiscono moderate la smettano di voltare lo sguardo dall'altra parte e trovino risposte adeguate; voglio evitare che i tanti Abele smettano di confidare in una giustizia superiore e si trasformino a loro volta in Caino; soprattutto voglio evitare che nel disinteresse generale siano i furbi, i prepotenti, gli infingardi a guadagnarsi un’opportunità e che i tanti Abele esasperati chiudano le loro porte, lasciando fuori chi invece avrebbe più bisogno, cioè i più fragili tra i fragili, i più piccoli tra i piccoli, i più poveri tra i poveri.

Nessun commento: