martedì 29 luglio 2008

PlantiGrado


Tra poche ore parto. Doveva essere l'Olanda, ma sono troppo stanco e ripieghiamo (se di ripiego si può parlare) sul mare. Mare e pineta. Voglia di quiete, relax e buone letture. Ho cominciato oggi "L'uomo che non credeva in Dio", l'autobiografia di Eugenio Scalfari e ho un'altra mezza dozzina di libri in valigia. Sento il bisogno di ricaricare le batterie e temo che se non lo faccio ne risentirà anche il lavoro. Era tanto tempo che non andavo in vacanza con tanta voglia di andarci. Chi mi conosce sa che sono plantigrado e mi muovo con l'entusiasmo di un condannato alla gogna. Questa volta è diverso. Segnale forse che sto cambiando o che davvero sono cotto come una caldarrosta (birolla, in dialetto comasco) e che urge una tregua.
P.S. Una persona speciale mi ha consigliato di abbinare a questi post, invece che esclusivamente fotografia, l'immagine di un quadro. Sono curioso di sapere che opera sceglierebbe per le povere cose che ho scritto oggi.
P.S.S. Per chi non lo sapesse e fosse curioso della meta marina prescelta, sia chiaro che l'ho scritto, pur se in modo non esplicito. Una sorta di "AllenaMente": d'estate i giochi vanno di moda.


Foto by Leonora

mercoledì 23 luglio 2008

Lavori in corso


Dopo la pioggia viene sempre il sereno. L'ho scritto anche come frase di benvenuto, quando accendo il telefono (poi non lo spengo mai, ma è un altro discorso) e in questi giorni sta accadendo davvero: un cielo limpido, un sole splendido, neppure troppo caldo. E' l'estate che preferisco. Non è comunque del meteo (della meteo, direbbero in Svizzera) che voglio parlare, bensì della libertà di stampa. Non l'ho detto il primo giorno che lavoravo a "La Provincia", non l'ho detto il secondo e nemmeno il terzo. Ora però, cinquanta giorni dopo, posso tranquillamente scriverlo: la libertà nei giornali esiste. Nel mio, almeno. Certo, la usiamo con discrezione, poiché libertà non equivale a scrivere quello che frulla per la testa, bensì ricordando che ogni parola messa nero su bianco è destinata a un pubblico, ai propri lettori. Però nessuno mi ha mai detto: "No, questa notizia non la scriviamo" o, peggio, "Guarda che hai scritto questo e invece va scritto quest'altro".
Cosa c'è di nuovo, dirà qualcuno. Per me, tutto.
P.S. A breve, nel mese di settembre, a Como uscirà un terzo quotidiano, "L'Ordine". Un nome a cui sono affezionato: quando ero in quarta elementare mi portarono in visita guidata alle rotative di Grandate, che allora erano un gran esempio di modernità. A dimostrazione che un giornale lo fanno le persone e non le macchine, quel quotidiano fallì pochi mesi dopo. Ora Sandro Sallusti ha rilevato la testata e intende rilanciarlo, puntando su un foglio di pregio, capace di fare appieno ciò per cui i giornali in fondo nacquero: dare un'idea, oltre che una notizia.
Con Sallusti, se risolverà i nodi che ancora lo vincolano, potrebbe esserci Mauro Migliavada, il giornalista "d'inchiesta" che più stimo e con cui ho avuto il piacere di lavorare per otto anni fianco a fianco. Se così fosse sarà ogni giorno un bel duello, perché sanno fare il loro mestiere e non ci saranno alibi, per nessuno. A me, convinto come sono che un "più" d'informazione è sintomo per una città di buona salute, non resta che aggiunger per loro sette parole: in bocca al lupo e buon lavoro.

Foto by Lyonora

lunedì 14 luglio 2008

Nino non aver paura di tirare quel calcio di rigore


Marta, via Facebook, mi ha chiesto come faccio a scrivere in questo blog cose intime, generalmente riservate. Non so come, lo faccio e basta. Mi viene spontaneo e naturale. Poi, ripensandoci, mentre l'altra sera ho fatto un salto dagli amici del "Como blog beer", parlando con Valentina, mi si è accesa una lampadina e ho rivisto questo blog come dall'alto, come invece di solito non succede. Non post dopo post, ma tutto quanto insieme, nella direzione che ha preso e nella forma conseguente: un diario. Un vero diario, uno di quelli che sulla carta non sono mai riuscito a tenere. E ho pensato a me stesso tra dieci anni, mentre lo rileggo e posso rimettere in sequenza i miei passi semplicemente seguendo le impronte che ho lasciato. E ho pensato ai miei amici che potranno fare lo stesso e ricordare chi sono, e agli estranei, che potranno capirlo, e ai miei figli, ai miei nipoti, a cui non avrò soltanto storie da raccontare, bensì potranno scoprire ciò che sono adesso, hic et nunc, qui ed ora. E scoprendo me potranno scoprire anche loro. Lo dico a Giacomo, a mio figlio Giacomo, di 11 anni, che da ieri è partito per la prima vacanza lontano da casa e oggi ci ha già chiamato sei volte, le ultime singhiozzando, perché ha paura la notte e ieri non ha dormito e non vuole che andiamo a prenderlo, ma se lo facessimo sarebbe il bambino più felice del mondo. Non lo faremo, perché è in un posto fidato, con i suoi compagni di scuola, della squadra di calcio. Non lo faremo, perché volergli bene non vuol dire solo tenerlo stretto a sé, bensì aiutarlo a diventare grande, a camminare da solo. Non lo faremo, ma ci si spezza il cuore a pensarlo distante, senza sapere se l'angoscia che aveva gli è passata o se nel suo letto è ancora sveglio, col magone che in gola è un groppo. Lo scrivo adesso, ma avendo per interlocutore immaginario quel Giacomo che quando leggerà queste parole sarà un giovanotto o addirittura un uomo fatto e finito. Perché se gli sembrerà di poter tenere in pugno il mondo, non dimentichi il bambino che è stato e abbia buona memoria anche di suo padre, che in una notte di temporali di luglio, gli era vicino, pur se lontano.

Foto by Leonora

giovedì 10 luglio 2008

Comunity d'intenti


Due cose a proposito di Facebook, che utilizzo in dosi omeopatiche ma più assiduamente del nulla di qualche tempo fa.
La prima positiva. Ritrovo gente di cui per anni non ho avuto notizie e si conoscono un sacco di persone, spesso interessanti, che altrimenti non si incontrerebbero.
La seconda negativa. Si sa troppo di tutti (Tizio ha fatto questo; Caio è diventato amico di Sempronio; Sempronio si è iscritto al gruppo Alfa; Caio ha cambiato la sua foto...) ma poco di ciò che conta veramente, almeno per le priorità che ho io. In questo lo strumento blog rimane insuperabile.
P.S. Domani sera, al birrificio di Lurago Marinone, i blogger comaschi hanno appuntamento. Io ci andrò, magari un po' tardi, visto che lavoro, ma non mancherò poiché questi raduni sono per me una boccata d'ossigeno.

Foto by Leonora